Pavor nocturnus – Terrore notturno

Rispondo a una mamma, Elisabetta, che mi ha raccontato di come la sua piccola di due anni e mezzo ultimamente abbia degli episodi di incubi durante la notte, nei quali urla, suda e si agita molto. Quando la mamma o il papà si avvicinano per tranquillizzarla le cose peggiorano, addirittura la bambina diventa ostile verso di loro: tira calci e pugni, non li vuole, risponde no a tutte le loro proposte, urla come una forsennata,  fino a quando finalmente si sveglia  e come se no fosse accaduto nulla, inizia a parlare normalmente con loro e ritorna la bambina simpatica e dolce di sempre. Che momentaccio!

Probabilmente si tratta di quello che viene definito “terrore notturno” (pavor nocturnus). Tranquilli! Il terrore è dei genitori di fronte ai loro bambini che sembrano posseduti, non dei bambini…questi infatti appena svegli non avranno il minimo ricordo dell’accaduto.

Diversamente degli incubi queste parasonnìe, del tutto fisiologiche, si manifestano nella prima metà della notte, durante la fase di sonno profondo. Mentre i sogni e gli incubi avvengono nella fase non Rem del sonno. Si tratta di un’attivazione dell’amigdala che gestisce le emozioni. Sebbene il bambino abbia gli occhi aperti e sembri interagire con voi, in realtà dorme. Diversamente dal sonnambulismo in questi momenti i bambini sono sempre molto agitati.

Perché avvengono? Come al solito quando si tratta di bambini, le cause sono per lo più sconosciute. Alcuni studi suggerisco dei fattori di rischio come una familiarità, deprivazione di sonno o cicli sonno-veglia irregolari o apnee notturne. Si possono verificare in situazioni fisiche particolari, come la febbre alta o infezioni importanti. Alcuni farmaci possono scatenarli. Ma non si è ancora trovata una causa specifica nè psicologica, nè relazionale, nè, tantomeno, neurologica.

Si è visto che avvengono più frequentemente dopo una giornata stressante e piena di stimoli, in cui sono saltate un po’ le abitudini quotidiane….per esempio una giornata al mare, vero Elisabetta? Come se l’amigdala, non riuscisse a contenerle, rielaborarle.

Cosa fare? Evitare di andare al mare? Certo che no!!!  Le esperienze belle o brutte, stressanti o eccitanti sono importanti per diventare grandi! Cercheremo, il più possibile, di mantenere certi paletti della giornata, in modo da non stravolgere completamente la routine, tanto cara ai piccoletti. Per esempio tenendo almeno un momento rilassante all’orario del pisolino pomeridiano. Se non riusciamo a farlo dormire, ci sdraiamo con lui a leggere un libro, raccontagli una storia e accarezzarlo un po’ per farlo distendere. Poi, importante, avere cura del momento in cui si corica alla sera. Senza fretta, aiutarlo a rilassarsi. La fretta è tiranna in questa fase. Leggere un libro è sempre una buona idea.  Introdurre un rito della nanna, se ancora non lo avete, è fondamentale  (di questo ne riparleremo). Potrebbe essere utile anche farsi raccontare le esperienze che ha vissuto nella giornata. Per come è capace, guidato dalle vostre domande ed integrazioni (voi eravate con lui e sapete cosa ha vissuto) o magari anche con un disegno. Questo momento però dovrebbe essere lontano dal momento di andare a dormire, per evitare che si ecciti e poi fatichi ad addormentarsi. Coi più grandicelli potrebbe essere bello farlo a tavola a cena: col tempo questa potrebbe diventare una bella abitudine di convivialità. A casa mia tutte le sere, un po’ a turno, ci raccontiamo cosa ci è accaduto di bello o meno bello. Oltre ad essere educativo (si impara a condividere e soprattutto ad ascoltare), è anche un momento che crea unità, ma questo è un altro tema…Tornando alla rielaborazione delle emozioni, potrebbe essere un aiuto a non doverla fare poi nel sonno. Ma qui entro in un campo che non mi compete e dovrei chiedere a un neuropsichiatra infantile se condivide la mia idea.

Quando accade il momentaccio, voi genitori non terrorizzatevi: lui sta bene! Il vostro principale compito è di curare che non si faccia male mentre si agita.  Così come per i sonnambuli. Meglio non svegliarlo. Se parlandogli o toccandolo la cosa peggiora, non fatelo. Potete parlargli con voce calma, non con lo scopo di renderlo cosciente. Non importa cosa direte, l’importante è il suono calmo e tranquillizzante della vostra voce.  Passerà presto, non vi preoccupate , al massimo durerà 30 minuti. Dopodiché il piccolo tonerà a dormire, anzi, continuerà a dormire, perché non si è mai svegliato. La mattina non ricorderà nulla. Non ci saranno conseguenza di alcun tipo.

Se vedete, però, che questi episodi diventano troppo frequenti, parlatene con il vostro pediatra. Normalmente questa perturbazione del sonno, che non è una patologia, passa intorno ai 6/8 anni.

Scrivetemi per raccontarmi se vi è accaduto e come l’avete affrontato. Cosa accade nelle vostre case di notte? Sono curiosa…